FAQ

  1. CHI E’ IL MONITORE?

Un operatore senior, che abbia maturato un’esperienza più che decennale in servizi pubblici o privati relativamente alla disabilità, con ruoli almeno di coordinamento, con una buona conoscenza dei servizi del territorio in cui opera, con esperienza e capacità del lavoro di equipe.

Occorre che sia persona con capacità di ascolto e di lettura delle situazioni, di empatia con le famiglie e le persone, che abbia attitudine alla mediazione, capace di attendere la maturazione degli eventi, ma anche di agire con determinazione qualora la situazione lo richieda.

Deve riconoscersi in molte delle competenze sopra citate, avendo esperienza e capacità di lavoro in equipe.

  1. DA CHI DEVE DIPENDERE IL MONITORE?

Da una Fondazione indipendente da servizi pubblici e privati, da una authority che, in entrambi i casi,  ne decreta l’ingaggio in piena autonomia di giudizio e di azione.

Il Monitore aderisce ad un progetto sperimentale di una Fondazione, individua ed apre nuove possibilità per le persone, opera in modo coerente ai principi e alle intenzioni della Fondazione stessa.

  1. CHI REMUNERA IL MONITORE?

L’Ente che lo ingaggia e al quale il Monitore deve professionalità e trasparenza nell’intervento.

L’Ente ricercherà le fonti economiche necessarie all’ingaggio dei Monitori senza che queste possano influenzarne l’azione ponendo condizioni ex ante alla sua azione.

  1. CHI FORMA IL MONITORE?

La formazione è affidata al gruppo di Monitoraggio stesso che via via sceglie e coglie quali aspetti sono da approfondire maggiormente per perfezionare il lavoro e l’agire. Inoltre, il lavoro stesso dell’equipe, la continua analisi dell’azione personale e di gruppo e la valutazione dei casi consentono una formazione permanente.

In questa fase sperimentale, la sistematizzazione dell’Azione attraverso la scrittura dei Quaderni  ( che sono  il frutto di un continuo lavoro di analisi e rilettura del procedere professionale), insieme alla partecipazione a convegni, seminari, buone letture di approfondimento ed aggiornamento, la partecipazione come formatori ad attività di sensibilizzazione concorrono ad un percorso di formazione permanente.

La collaborazione con il CSRM (Centro Studi Riccardo Massa Università Bicocca-Milano) è inoltre un altro strumento oggi messo in campo per definirne ulteriormente la funzione e individuare possibili percorsi formativi più strutturati.

  1. E’ UNA PROFESSIONE?

Operatori esperti, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti  possono diventare operatori di Monitoraggio nella misura in cui siano disponibili a far evolvere la loro professionalità verso questa azione, percorso che passa dalla conoscenza, l’osservazione delle azioni fin qui esplorate e la possibilità di integrare ad esse nuove peculiarità coerenti e condivise

6. COSA FA E QUANTO TEMPO IMPIEGA A FARLO?

Il tempo dell’operare e delle varie attività viene sempre scelto e previsto in base alla situazione specifica, ai suoi obiettivi e bisogni e la “posologia” di Monitoraggio è del tutto individualizzata anche in base ai vari momenti della vita della persona a cui è rivolto.

Caratteristica importante è la disponibilità a condividere i tempi quotidiani della persona a cui si rivolge la nostra azione, estendendo i tempi ‘lavorativi’  negli orari quotidiani più significativi della vita adulta di una persona.

L’azione di Monitoraggio può essere rivolta alla persona o anche all’insieme di persone che vivono in una casa con più persone con disabilità, seguite da operatori.

7. QUALI LIMITI HA?

Non si sostituisce a nessuno degli attori coinvolti, non ‘progetta’ la vita di altri che sono affidati già ad operatori, non prende le parti, ma piuttosto crea uno spazio di riflessione, anche di silenzio, in modo da ampliare le possibilità e ricomporre le divergenze; facilita il dialogo e la messa a punto di un progetto rispettoso della persona e dell’ambito in cui vive.

8. QUALI “PRODOTTI” CREA E QUALI ESITI HA LA SUA AZIONE?

Primo fra tutti i prodotti di Monitoraggio è l’osservazione del mantenimento della qualità della vita di una persona con disabilità, dove aspirazioni e desideri siano rispettati e considerati gli elementi di attenzione del suo progetto di vita e di felicità.

Nei confronti dei committenti l’azione realizza quelle tracce necessarie che raccontano e rendono ragione della sua azione (relazione, incontro con Amministratori di Sostegno/Tutore, conoscenza al Giudice Tutelare)

Nei confronti della comunità scientifica, gli incontri e le pubblicazioni aprono un dialogo e un confronto che  possono  approfondire e meglio definire la sua Azione.

9.QUALE RELAZIONE CON GLI ALTRI OPERATORI?

Una relazione di confronto, di collaborazione, di pazienza, di silenzio, di contraddizione creativa per aprire a nuove visioni e scenari di vita possibile per la persona con disabilità, nella tutela in primis dei desideri e delle aspirazioni.

Anche una relazione di sostegno e raccordo.

10. QUAL E’ IL LUOGO DELLA SUA AZIONE?

Tutti i luoghi di vita della persona con disabilità, le sedi dei professionisti che interagiscono a vario titolo con la persona e il suo Amministratore di Sostegno/Tutore, la sede dell’equipe e  del lavoro individuale di sistematizzazione della sua azione.